sceva nè sonno nè fatica - prima per sè e poi per gli altri, - che tutto voleva scrutare cogli occhi propri, - che noi, a Grado, vedevamo comparire quasi sempre all’ improvviso, e che avevamo, si può dire presente, ad ogni ora, grazie ai suoi telegrammi che recavano ordini precisi, perentori. Come tutti gli uomini veramente superiori, egli, il Capo Supremo, conosceva tutti - dal più alto al più umile - e di tutti sapeva apprezzare il lavoro; era quindi temuto, ma anche adorato, provocando così i due sentimenti che i condottieri di uomini devono ispirare. E la Marina ha trionfato, perchè, seguendo il suo esempio, tutti hanno, come voleva Nelson, fatto il loro dovere, - perchè la pleiade di valorosi che la componevano, ha trovato un Capo, nel vero senso della parola. j* ROULLIER. Siamo tutti riuniti sotto la veranda dell’ Hotel Fonzari, sede del Comando. In un angolo, attorno all’Ammiraglio di Revel stanno gli altri Capi ; Rizzo va e viene portando telegrammi, impartendo ordini. Noi facciamo circolo intorno ad un bel giovane, biondo, alto, elegantissimo nella sua uniforme di aviatore - Roullier. La conversazione è animata ma è interrotta, ad intervalli, da improvvisi silenzi e gli sguardi si rivolgono verso il gruppo dei capi, quasi ad aspettare un ordine, un cenno. Siamo tutti un po’ nervosi. L’azione fissata per il mattino è stata differita non si sa per quale ragione ; e temiamo un nuovo contr’ordine. Finalmente Rizzo si stacca dal gruppo dei capi e si avvicina a noi, parla brevemente con Roullier ; poi col solito sorriso arguto si rivolge a me : - Non si inquieti. Nessun nuovo rinvio. Ordine di partire immediatamente. In due salti, sono a bordo del mio buon Oleander che pochi 42