un po’ ardita, e pericolosa. Ma, ora, questo sentimento era anche più vivace e profondo per la coscienza di andare incontro ad un rischio, non per una manifestazione, senza scopo, di esuberanza di vita, ma per una patriottica ed utile missione. - Utile veramente ? Le parole del ministro lo affermavano e noi ne eravamo convinti quando chiedemmo di essere mandati subito in Adriatico, in zona di guerra. Ma non tutti erano del nostro parere. Ce ne accorgemmo, appena giunti a Venezia. Convien dire che i miei colleghi del Comitato Centrale avevano commesso - malgrado la mia opposizione — un errore iniziale, che ebbe, in seguito, e per molto tempo, dannose conseguenze. Partendo dal concetto che nell* esercito, a tutti i corpi di volontari, si erano accordate uniformi e gradi simili a quelli degli ufficiali effettivi, avevano chiesto ed ottenuto che i motonauti vestissero la stessa divisa degli ufficiali di marina. Errore gravissimo che annullava - almeno nell’ apparenza esteriore - il carattere tutto speciale di un corpo reclutato, fuori dell’elemento della marina militare, per un determinato servizio. E così, molti ufficiali di Marina, che avrebbero accolto molto volentieri il concorso dell’opera nostra, se modestamente offerto, senza la pretesa di invadere il campo altrui, arricciavano il naso, vedendo passeggiare, sotto le Procuratie, questi nuovi colleghi - guardiamarina, sottotenenti e tenenti di vascello - improvvisati con un decreto ministeriale. Nè si può dire che questi ufficiali avessero tutti i torti, se pur mantenendosi cortesi nella forma, dimostravano assai chiaramente di avere una scarsa fiducia nella competenza tecnica e - diciamolo pure - nell’ utilità della costituzione di un corpo di volontari di Marina. Me lo dichiarò francamente il Vice Ammiraglio Cutinelli, allora Comandante il Dipartimento di Venezia. - Ammiro il loro zelo patriottico ; ma mi consenta una domanda, 4