dove sono cresciuto, dove ho succhiato il primo latte... ». Anche al suo primo amore il poeta chiede un canto di odio al nemico, di esaltazione della patria, languente nelle catene e nel sangue : « Canta anche tu un simile canto, cantami, o fanciulla, il canto del dolore, canta come il fratello ha venduto il fratello, come periscano le forze e la gioventù, come piange la vedova solitaria, come soffrono i fanciulli senza casa! Canta questo oppur taci». E quando si rivolge a Dio nella sua preghiera, al « Dio della ragione », come egli dice, una sola invocazione vince tutto e riecheggia dopo il canto su tutta la terra bulgara, sulle impervie montagne cupe di boschi e nelle valli fiorite di rose, giungendovi da lontano, lontano : « Non lasciare, o Dio, che si agghiacci in esilio il mio vivo cuore, non far che la mia voce si perda in un deserto muto ». Il timore non fu giustificato; Dio gli concesse la morte in patria e diede alla sua voce eco e risonanza, quella risonanza che vince i secoli nei cuori dei popoli. Al canto di Botev risposero altri canti, altri eroi si prepararono nell’ombra per la grande gesta che la fede diceva vicina, per la vittoria, per la libertà. Il mondo intorno se non ignorava, certo svalutava le nobili aspirazioni, i tenaci sforzi di questi cantori della * 14