aveva scritto del suo Chadzi Dimitar, un eroe bulgaro che con una piccola schiera di diciotto uomini nel maggio del 1868 aveva assalito quattro reggimenti turchi ed era riuscito ad incutere ai musulmani tale terrore col suo eroismo disperato che quando, caduti tutti i compagni, egli era rimasto solo, gravemente ferito, i Turchi avevano avuto paura ad avvicinarlo. Non meno eroica della morte di Chadzi Dimitar fu la morte del poeta che — gesta leggendaria! — morì nel 1876 combattendo contro l’oppressore alla testa di una piccola schiera con la quale s’era impadronito d’un piroscafo austriaco sul Danubio ed era sbarcato sulla terra patria. Mentre da una parte il nome di Byron ci vien sulle labbra, dall’altra tornano a noi italiani alla mente le parole con cui Giosuè Carducci si giustificava di non poter sottomettere alla fredda analisi critica i canti di Goffredo Mameli : « E come potremo e vorremo noi sottomettere alla fredda analisi critica que’ suoi canti, alcuno dei quali è come il primo anelito dell’Italia risvegliatasi alla vita nuova, all’azione, al combattimento, e altri sono come il fremito sempre più crescente della nazione, a mano a mano che avanza nella sua marcia forzata, nella carica alla baionetta, contro gli stranieri e i tiranni? Quei canti ei gli aspirava nei vapori procellosi che salivan su dalle città d’I- * 12