Quando il grande romano statuario Magica vita al morto marmo impresse, E di Mosè la colossale immagine, Innanzi a lui terribile s’eresse; Gli occhi ei fissò sulla superba opera : « O pietra, pietra, il genio mio t’ho dato! La mia carne, il mio sangue, la mia anima, E il mio spirito insonne ho in te versalo! Tuo creatore è Dio - ecco il mio orgoglio!.. » Pallido quasi folle ei si levò, Della statua battè contro il ginocchio Col suo martello e : « Parla » le gridò. J1 motivo della creazione michelangiolesca ispirò anche un altro poeta bulgaro della stessa epoca, Penco Slavejkov che a Roma compose parte della sua opera : il poema II canto insanguinato, celebrante l’epica gesta della rivolta del 1876. E all’Italia volgono i passi altri poeti : Velickov che scrive a Napoli i suoi « sonetti italiani » e Christov che Napoli celebra nelle sue Notti napoletane; e Todorov, e Strasimirov, ecc. L’Italia tuttavia non fu la sola mèta del pellegrinaggio dei poeti della nuova generazione bulgara, ma una delle mète di essi, cercanti in generale in Occidente sopratutto gli strumenti per esprimere la loro anima. A me pare che 25 *