tristi condizioni della patria: « Ruba sfrontatamente il ricco spilorcio, il mercante affamato ammassa oro, il prete sciocco ruba nel tempio. Rubate, spensierati, rubate. Chi ve lo proibisce ì La gioventù è nelle osterie con i fiaschi di vino in mano. Ed intanto il tiranno con orgoglio ci calpesta tutta la patria ». Ed anche Vazov, in fondo, nella pittura dei suoi eroi aveva bollato a sangue difetti e miserie della vita bulgara di prima e dopo la liberazione, con un dolore al quale quello dello Sla-vejkov fu molto vicino. Più noto per il suo poema in dodici canti ispirato alla sollevazione del 1876 e alla guerra russo-turca del 1877-78, da cui, come si è detto, venne la libertà alla Bulgaria, Slavejkov merita il suo posto glorioso nella letteratura moderna sopra tutto per la sua lirica. Ed anche in questo egli non tradisce quella che a noi pare appunto la grande tradizione della poesia bulgara. Nello stesso poema le pagine che veramente trascinano sono quelle ispiratamente liriche del proemio. La lirica di Slavejkov è ricchissima di motivi ed è tutta pervasa da un altissimo pathos. Lirici sono da questo punto di vista anche i poemetti minori in cui i sentimenti individuali assurgono a un valore filosofico universale. Modello forse di essi La sinfonia della disperazione in cui è dipinta * 29 *