lare, spontanea. Chi non sa che ogni popolo considera propria creazione i suoi canti popolari perchè riflettono la sua natura, il suo spirito, le sue vicende, tutta la sua vita, dolorosa e gioiosa, e che pure son nello stesso tempo così simili a quelli degli altri popoli? È qui la ragione della grande universalità dei poeti che si ispirano alla poesia popolare e al suo patrimonio di sentimenti e di pensieri, dando l’impronta della loro arte riflessa alla spontanea sorgente del canto. Così fu anche per ^azov. E così deve intendersi il suo atteggiamento di fronte alla natura da una parte e agli usi, alle leggende, alle tradizioni del popolo dall’altra. « Salute a te, o natura, creazione inafferrabile, salute alla tua volta celeste, al tuo sole d’oro, alla tua eterna giovinezza e alla tua eterna bellezza, a tutto ciò che è in te di divino e di misterioso, di inviolabile, come Dio, grande e sconfinato ed eguale all’eternità... ». Tutte le creature, dice il poeta, levano alla natura il loro inno e solo l’uomo, infelice e insozzato nella vanità e nei desideri dei sensi, non trova un momento per lodarla e respirare la sua pace, il suo profumo e la sua dolcezza, e dividere con essa la gioia divina, la santa benedizione. L’idea fondamentale di quest’inno alla na-