che aveva caratterizzata la fioritura poetica della vigilia, continuò ad infiammare gli animi bulgari. La poesia, nata come effusione lirica, potè in parte mutare il suo contenuto, ma continuò ad essere torrente che sgorga dal profondo dell’anima. Potè, come vedremo prendere nuove forme, cercar nuove espressioni, ma non mutò natura. Anche la celebrazione epica degli eroi fu prevalentemente lirica. AI tempo in cui avevano cantato Botev e Kara-velov, Vazov aveva fatto tacere il nuovo bisogno della sua anima poetica manifestatasi nella celebrazione della natura e dell’amore, per intonare la sua « gusla » alle necessità dèi tempo. « Cantavo inebriato, o illusione! cantavo i fiori, inneggiavo alla vita e non vedevo che a me d’intorno i miei fratelli trascinano il giogo... Ah, no, non posso cantare con gioia, ove le catene lúgubremente stridono!... Accordo la mia lira a nuovi suoni e delle mie lacrime l’irroro »... Ed aveva cantato le miserie del suo popolo anch’egli, i terribili martiri, i sacrifici, ignaro allora, che, ottenuta la libertà, l’indipendenza, la Bulgaria più tardi ancora avrebbe dato al suo canto motivi di guerra e di lotta. Ma troppo profondo il suo cuore, troppo grande la piena dell’ispirazione poetica perchè Vazov potesse fermarsi alla poesia patriottica nel * 18 *