rata in disordinata rotta. Duce di entrambi gli strepitosi successi: Armando Diaz, cui pertanto ben si addice il titolo di Duca della Vittoria, conferitogli dalla riconoscenza della Patria. L’Italia è ormai libera ed una, e le bandiere e i labari vittoriosi ne percorrono le vie redente, e procedono nella marcia trionfale per non fermarsi che in vetta alle Alpi, oltre il Brennero, a Trieste, a Fiume. Il frastuono della lotta si allontana lentamente, sì perde all’orizzonte; e quasi per incanto impallidiscono, scompaiono i fantasmi da te evocati, o Visitatore, e tornano a regnare il silenzio e la pace sui monti e nel piano. Non più fragor d’armi, nè visioni di lotta e di gloria, ma fervore di vita e di lavoro, pace d’anime e di cose. Tuttavia il tuo pellegrinaggio non è stato vano. Tu hai mirato i luoghi della nostra gloria e della nostra vittoria.Hai letto o leggerai quanto fecero i tuoi fratelli. Hai visitato o visiterai fra breve il teatro dei loro eroismi e del loro sacrifizio: sia questo libro il tuo breviario d’italiano e di patriota. In fondo, vedrai, son riportati nomi d’eroi e gesta che sembrano leggenda: meditale profondamente e fanne alimento del tuo spirito, e tempra con esse il tuo cuore! Un giorno — lontano? domani? chi sa! — sarai forse chiamato ad emularle; e il nostro popolo, quando l’ora sarà suonata, scriverà una pagina ancor più fulgida della sua storia. Ogni giorno che passa, il suo vigore materiale e morale si ritempra; ed aumenta la coscienza del proprio valore. Eravamo mal conosciuti, mal preparati, mal governati: eppure vincemmo. Ma domani, se suonerà l’ora, dillo tu, o Visitatore, quali saranno i destini d’Italia! aprile del 1929-Vll R. M.