PREFAZIONE 37 » acciò tutti, dotti et indotti, la possino leggere et, intendere, perchè molto me-» glio è faticharsi per l’università che per rari et pochi. I quali, anchora che buona » fusse, son certissimo si latina 1’ havessi descripta, mi harebbeno biasemato ; et » ben che si havesse potuto respondere quello che alli detractori di questa li dico » per mia excusatione : mala sunt, seti tu non meliora facis, secondo il ditto di » Marciale poeta. Adonca con jocunda fa?a receverai il piccol dono dii patricio » tuo, el qual, tal qual è, lo dono, dedico et mando a Tua Sublimità, alla qual » quanto più posso iterum alque iterum me commendo. Vaie, valeatquc Excel-» situdo Tua, ut opto. » Ex urbe veneta, in aedibus habitationis, anno MCCGCLXXXXV, ultimo » Decembris ». Quest’ opera del Sanato non deve però stimarsi meno preziosa delle altre, nelle quali gli studiosi riconobbero un inesausta miniera di notizie per ogni parte raccolte e di ogni natura. In essa ve ne sono a dovizia, sebbene poco ordinate, e con interpolazioni di documenti e di cose anche estranee al racconto, il quale procede interrotto, ma è, malgrado i suoi difetti, più largo e istruttivo di ogni altra narrazione contemporanea della calata in Italia di Carlo Vili. Soltanto ai nostri giorni venne conosciuta quest’ opera, il cui manoscritto erasi perduto, ed avea invece mirabilmente servito ad uno dei più famosi plagi che si conoscano, essendo stato pubblicato da altri e sotto il proprio nome, poco dopo la morte di Marino Santito. L’originale manoscritto del Sanuto però non si è ancora trovato. Un esemplare apografo, custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi (1), è finora il solo testo che si conosca, perchè quel Commentario anonimo che il Muratori pubblicò nel Rerum Ilalicarum (2) col titolo De bello gallico attribuendolo al Sanuto, sulla fede forse delle lodi e dei riferimenti di Aldo Manuzio e del Foresti, è opera invece del diarista Girolamo Priuli (3). Come abbiamo detto, quest’òpera del Sanuto, ancora nel cinquecento, fu sfruttata da uno scrittore plagiario, Marco Guazzo, il quale, dieci anni dopo la morte del Sanuto, cioè nel 1540, poteva impunemente chiedere ed ottenere dal veneto Senato il privilegio per la stampa di un’ opera « frutto di lunghe fatiche sue e vigilie » col titolo : Historie di Messer Marco Guazzo ove si contengono la venuta et partita d Italia di Carlo VIII re di Francia ecc. (4), la quale non è che una (1) hai., cod. n. 1442, (2) Voi. XXIV. Mediolani 1738. 1^3) Cfr. Flun, Girolamo Priuli e i suoi Diari {Ardi. Ve«., XXII, p. I, Venezia 1881). — Anche il Foscarin'I avea dimostrato che il libro De bello gallico non poteva appartenere al Sanuto. Della Leu. Veti, cit., p. 174 e segg. Il Morelli, Bibl. Marciana, cl. VII, cod. 130, lo riconosce fattura del Priuli. Parimenti il Darò, Hist. de la Rep. de Ve/lise, Paris 1819, pag. 398 e segg., e il De Cherrier, Hist. de Charles Vili voi. I, 239, nota 3. Paris 1866. (4) Venetia 1547.