PREFAZIONE 89 Nè mancava a spettacoli e a feste. Il 22 maggio 1528 andò nella chiesa, del Corpus Domini sulle Zattere per assistere alla vestizione monacale di quattro fanciulle, una delle quali era figlia di suo nipote Francesco Sanato di Angelo ed avea soltanto 13 anni. « Mi contaminai molto, scrive, vederle menar in monasterio dove » più non saranno viste (1) ». Poi nel 1529 in maggio andò a Mazzorbo per veder vestire tre ragazze figlie di sier Ferigo Morosi ni suo cugino, nel monastero di S. Cat-terina, e benché fosse una bella cerimonia ne rimase afflitto (2). Assistette invece con molto piacere nel carnevale del 1528 ad una recita in Murano nella casa dei Lippomano, dove si rappresentò « un’ egloga pastoral, molto bella, fata per alcuni » romani (3) » ; e nel carnevale del 1530, mentre cominciavano i casi di peste a Venezia, assistette a una commedia alla bergamasca in casa Zorzi a S. Fantino, « et chi volse veder pagò un scudo et cenò li. Vi fu molti che deteno. Cenarono » 90 a tavola. Molti veneno a veder senza pagar, tra li quali io, ma non restai » a cena perchè non vulsi (4) ». Pochi giorni dopo andò ad udire altra commedia recitata dai compagni Reali in casa Loredan sul gran canale. Ne era autore Giovanni Ortica. « Fo bella et ben recitada ; la scena adornata : el tempio ili Marte » qual si serrò, el tempio de la Pace qual si aperse {5) ». Nel febbrajo del 1529 gli era morta la sorella Maria moglie di Zaccaria Dol-fin (6), e 1’ anno appresso gli mori la cognata moglie di suo fratello Alvise (7), e nel 1531 perdette il fratello Antonio che fu capo del Consiglio dei X (8). Per la qual morte scrive « io rimasi il più vecchio di cà Sanuto, di dodici era più vechi »de mi, vivi, dei quali nove morseno con titolo di Pregadi in suso: io resto » d’ anni 65 in 66. È più zoveni de mi, vivi, che son a Consejo, 14, et prego » Dio viva longamente et a la fin me dia vita eterna (9) ». In quello stesso anno 1530 ai 9 di maggio ebbe una consolazione e cosi la registra nei Dìarii : « In questo zorno, a eterna memoria noto, niaridai mia fiola » naturai Candiana in Zuan Morello fo di Lorenzo. Che Dio li doni bona ven- (1) Ibul. XLI, 37o. (2) Ibicl. L, 336. (3) Ibid. XLVI, 632. (4) lbid. Lll, 553. (5) Ibid., 601. (6) Ibid. L, 436. (7) Ibid. LIV, 123. Lucrezia Trevisan. (8) Ibid. LV, 209. (9) Ibid. LV, p. 210. Non tutti i Sanuto erano del suo ramo, ma erano anche d altre famiglie dello stesso casato. I Diarii di Marino Sanuto - Prefazione 12