PREFAZIONE 27 Questi lavori e la immane fatica di corcare, raccogliere e trascrivere memorie, cronache, documenti, iscrizioni e poesie politiche per prepararsi i materiali alla storia che si proponeva di comporre, dalle origini di Venezia fino ai suoi giorni, scossero la sua salute, e gli cagionarono una malattia di parecchi mesi, durante i quali rimase in Padova presso 1’ amoroso suo zio Francesco, confortato dai dotti che professavano in quella Università e la amicizia dei quali egli cercava per meglio istruirsi sospirando il momento di riprendere con maggior ardore l’ideato lavoro. Perocché la generale approvazione che accolse la Storia Vencln del Sabel-lico, e la generosità con cui fu premiata dal Senato, animavano il giovane Sanuto in questo proposito. I)’ altra parte le critiche, di Ermolao Barbaro e di parecchi fra gli uomini di studio che il Sanuto frequentava, le quali imputavano al Salicilico di essersi piuttosto lasciato trascinare dalla eloquenza e dalla rettorica, anziché attingere alle fonti più sincere e sicure dei documenti, lo determinarono a seguire un miglior metodo, tutto appoggiando alle rigorose prove dei fatti, offerte da scrittori sincroni o da pubblici libri. E con tale intendimento si accinse a scrivere le Vite dei Dogi. Mentre attendeva a questo grande lavoro, e valendoci dei materiali che andava raccogliendo scrisse una piccola e preziosa cronaca, col titolo : Marini Sanie ti Leonardi filii patricii veneti, De origino, situ et magistralilms urbis Venetae, e la presentò al doge Barbarigo, colla lettera seguente (1) : « Serenissimo et excellentissimo Principi domino domino AugUstino Barbadico, » Dei gratia Venetiarum etc. inclito Duci, Marinus Sanutus Leonardi filius » patritius venetus, humiliter so commendat, et optat Reipublicae felicitatem. » Quanta sia la continua vigifantia mia, et, ut dicam, l’intestina volontà, » Illustrissimo principe, di inquerir et cerchar con ogni studio et diligentia, de » la cita nostra di Venetia alchuna cossa degna di memoria, erodo sii noto a Tua » Sublimità, perchè è cossa di farne grande estimatone saper 1’ origine della sua » cita. Et a ciò non pari che frustra sia stata ogni mia faticha, ho volesto pur » in fine dimostrar quelo era necessario ad un erudito, et non rude et ignaro, » quale sono io ; et in questa operetta, come espressamente si vedrà, il principio » de la origine della cita nostra, il sito di quella, il governo de la republica et » rezimento de li magistrati, quivi col picciol mio inzegno ha voluto descriver et » dedicarlo a Tua Excellentia come capo de la nostra republica, et 1’ ho fato nel » sermon materno, a ciò dotti ed indotti la possino legere et intendere. Et non » paja di novo a i ua Serenità se vederà in quella alchnne cosse notabili, da niun » altro cronista, che habbi di Venetia notato, descritte. La causa è porche ho cerco » assai et non senza grandissima fatica, con continui studii, et già feci 1’ opera (1) Cod. Marciano cl. VII, n. 7C1 c Cod. 920 del Musco, era Cicogna 969. La lettera trovasi in questo ultimo.