7i IL TI AVE E IL JMONTELLO 7i ritirata si doveva iniziare nel pomeriggio e compiersi nella notte sul 29 sul fronte Colbertaldo - Posmon - Farra di Soligo - C. della Tombola - corso del Monticano. L’imperatore Carlo, intanto, telegrafava a Berlino : « la situazione militare è divenuta insostenibile! ». I nostri pontieri durante la notte sul 29 non cessarono, a malgrado dell’intenso fuoco di artiglieria e dando prova di vero eroismo, di tentare sopportando perdite gravi il riattamento di qualche passaggio, sia pure per gruppi di uomini, ed il gittamento di novi ponti. Per la terza volta i ponti furono gettati e, per fortuna, stabilmente e su di essi passarono le truppe dell’ Vili Corpo di armata, comandato ora dal generale Grazioli ed il grosso del XXVII Corpo. 4. LA GIORNATA DEL 29. Gli avvenimenti incalzano ed assumono un ritmo, che è certezza di vittoria piena e decisiva. La terza giornata di battaglia, già sino dalle prime ore, quando le truppe riprendevano l’avanzata, dava l’impressione che il nemico rinunciasse alla lotta e che questa si trasformasse in inseguimento. Delle truppe della 12* Armata, a mano a mano che passavano il fiume, la 23* Divisione francese e la 70* italiana procedevano» spedite tra i monti, incalzando le retroguardie avversarie, che ormai tentavano soltanto di dare tempo ai grossi di ritirarsi, superavano la stretta di Quero e puntavano su Feltre; gli alpini della 52* Divisione, vincendo asprissime difficoltà di terreno, rese ancor più gravi dalla tenace resistenza nemica, conquistavano M. Cesen. Contemporaneamente, i Corpi dell’8* Armata, alla Augusta presenza di S. M. il Re, che si compiace da C. Benedetti inviare loro per telefono il sovrano saluto augurale, si avanzano a massa formando un immenso cuneo tra le armate nemiche ns e 6a, per spezzarle in « due tronchi convulsi » : all’apice — punta d’acciaio — il XXII Corpo, sui fianchi il XXVII ed il XVIII, in seconda linea 1’ VIII.