I DIARII DI MARINO SANUTO Se per scrivere ia storia si deve far tesoro dei documenti di Stato, delie cronache e delle monografie particolari, il Sanuto, per la stessa sua condizione politica, era in grado di farne raccolta ; ma poiché lo storico non può trascurare lo studio della pubblica opinione dei contemporanei, in gran parte anche allora manifestata dalle poesie politiche, alla macchia, le quali nelle varie forme aristocratiche, borghesi e popolari riflettono i sentimenti che agitano gli animi nelle lotte della vita pubblica, il Sanuto giovandosi dei numerosi amici che avea in ogni luogo, potò raccogliere per la sua biblioteca anche una quantità non indifferente di poesie popolari, di epigrammi e di satire dei suoi tempi, che in parte inserì nelle sue opere, particolarmente uei Diarii, e tutte riuni in preziose collezioni che si conservano ancora, scritte di sua mano e nel maggior numero inedite (1). Avea anche raccolto nella sua biblioteca una serie, che al suo tempo dovea essere meravigliosa, di quadri e disegni, rappresentanti le foggie diverse delle principali nazioni europee, le varietà etnografiche delle razze viventi, portolani, carte geografiche, topografie, inscrizioni ecc. (2). Alberto Pico della Mirandola che la visitò nel 1511, vi ammirò particolarmente un mappamondo che dovea essere una novità in quell' epoca in cui svol-gevansi le grandi scoperte marittime. . Tanta era la fama della Raccolta samjtiana, che gli stranieri illustri che visitavano in quei tempi Venezia, non ne partivano soddisfatti se non aveano veduto « la casa dell’ Arsenale, le gioie di S. Marco e la libreria del Sanuto (3) ». Quando venne a Venezia il principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, mandò uno dei .suoi a dire al Sanuto che desiderava di vedere soltanto tre persone : Pietro Bembo che avea conosciuto a Padova, Marino Sanuto lo storico, e Giovanni Poro specialista nelle cifre. Non cercava di vedere altri, perchè era studioso ed appassionato per le lettere. Desiderava visitare la biblioteca del Sanuto. Il nostro Marino scrive tutto questo nei Diarii (4) ed aggiunge : « ma io m’ excusai et non vulsi ». Il vicentino Federico da Porto in un poemetto in lode della biblioteca Sanuto (5) : « Qui mare qui terram et vastum vult cernere mundum » Ille domimi aspiciat, docte Marine tuam ». (1) Specialmente nei codici Mareiani ci. IX n. 363, 364, 365, 369, 374 ; XII lat. 209, 210, 211 ; XIV lat. 245, e tiri cod. 33 Morbio della Braidense a Milano. — Vedi più innanzi, in nota, il saggio delle opere appartenenti al Sanuto. •(2) Cfr. Fuun, Cronaca del Liceo Marco Polo, cit., p. 21. ’(3) Brown, Ragguagli, cit., voi. II, p. 65. (4) Diarii LUI, 173. (5) Marciana cl. XII lat., cod. 211.