dola (I) e mi ¡issisi sul trasto (2). Vergendo dir* non ¡staccavano la barca dalla ripa, me ne lamentai. Ma tosto il primo barcaiuolo mi disse con qualche alacrità : de diana ! I’ aspetta un momento che ga da vignir mio fradelo. Presentassi un uomo ordinario, che prendendo posto ili una delle panchette laterali, mi fece conoscere non esser egli fratello del gondoliere, ma bensì altro viaggiatore. Da lì a poco n’ entrarono nella barca altri due, il che obhligommi alquanto a sgridare, dicendo : che io uvea noleggiata la barca per me solo. Mi chiesero que’gondolieri scusa , e trovarono mille pretesti per giustificare il loro abuso. Finalmente quando a loro piacque, staccarono la barca, e scendemmo giù per la foce del Brenta, onde entrare nelle tanto da me desiderate lagune. Quando incontrammo una gondola, che passò vicinissimo alla nostra. Non so a qual regola deli’arte del remigare mancarono i barcaiuoli di quella, ma so bene che si accese tra essi ed i mìei barcaiuoli una terribile questione. I più violenti strapazzi, le ingiurie più pungenti scaricaronsi da una parte e dall’ altra. Tralasciarono di vogare per meglio insultarsi, ed anche avvicinarono le barche alzando i remi per percuotersi. Ma i passeggieri della gondola nemica uscirono dal felse (3) e minacciarono i barcaiuoli. Io gli sgridava deipari, spaventato più degli altri, perchè temeva si rovesciasse la gondola. Si acquetarono coloro alquanto ; ina le minaccie non cessarono. A proporzione che le barche si allontanavano, crescevano nella for* (1) Viene dal greco condula, cioè barca rotonda, o perla carena o fondo, o per la forma del felse. (2) Viene dal latino transtrum. (3) Felse, il coperto della gondola in antico reticolato. Coprivasi nella state di erbe verdi, che a somiglianza dell’uso nolo nei giardini delle Felci od ombrellifere diedero al Felse il nome di quelle piante.