284 Dow’ Anna. stessi patrizii, scossi a quel forte romore, accorsero nella stanza di Don Carlo con armi e faci. L'assalitore era 1’ eunuco AI usta fa. Perfido! sciamò Don Carlo. Qual furore è il tuo? Che ti ho io fatto per voler tu la mia morte?.. Non ti diedi fino la libertà di tornare a’tuoi paesi ? ~ Tutto è vero. Ma io non posso soffrire che Azema per amor tuo abbandoni la religione de’ suoi padri. Azema, la pura Azema, quel giglio di Oriente, divenire sposa tua! Sposa di un cristiano! Ah! perchè la mia vecchia età mi tolse la primitiva forza del braccio? Dio! perchè non hai voluto che questo sacrilego seduttore soccombesse sotto ai miei colpi ?... — Quel Dio, che tu invochi, non poteva proteggere un assassino. Tu pagherai ben presto la pena dovuta al tuo delitto. L’eunuco fu strettamente legato e condotto in una stanza terrena. La notizia del perverso tentativo afflisse moltissimo Azema. Ella amava quel fedele antico domestico. Implorò con tutto interesse da Don Carlo il perdono pel nero schiavo; e Don Carlo, nulla negar potendo alla incomparabile Azema, le concesse prontamente la vita di Mustafà. L’eunuco fu imbarcato nella stessa prossima mattina per essere spedito in Turchia. Ma non appena il legno che Io conduceva era uscito dal porto veneto, che Mustafà gettossi improvvisamente fuori del bordo del bastimento e mori annegato. Vendramin seppe ben presto la tentata uccisione di Don Carlo ed il palesatone motivo dal fiero schiavo assalitore. Ordinò per prudenza a ciascheduno di sua casa e agli amici che v’ intervenivano, di occultare alle due dame spaglinole, se non tutto il fatto, almeno la più delicata ed alle stesse interessantissima parte. Ed in fatti egli fu con tutto scrupolo obbedito.