14 ARRIVO 10 (I), £ vi trovai il signor Segur, sua moglie, due giovani figlie loro, un ragazzaccio di sette in otto anni pur loro figlio, e due giovani dello scritloio. Dopo i complimenti di convenienza, ci ponemmo a tavola, che trovai im-iuindita di vivande ad uso del mio paese. Era questa una speciale gentilezza, che mi faceva il signor Segur. Avendola ben tosto conosciuta, ne lo ringraziai. Ma poi gli dissi , che siccome a Venezia anche sui ci Iti vi erano «Ielle particolarità, cosi avrei amato di mangiare qualche cosa alla veneziana. Mi rispose cortesemente, che in altro momento sarei soddisfatto. Discorremmo a tavola del mio viaggio. Il signor Segue mi disse, che i barcaiuoli di nolo erano quasi tulli bricconi ; che mai si contentavano per quanto loro si desse, e che dove trovano debolezza sono capaci di soprafazione. Rimarcò anche che il veneto governo avrebbe dovuto prendersi attiva cura, onde i viaggiatori non fossero violentati, e non avessero per coloro in cattiva opinione 11 paese. Soggiunse che già varie volte erano stato fissate le loro tasse, c sottoposti a severa disciplina ; ma che ciò ebbe pochissima durata. Dopo il pranzo io aveva stabilito di uscire per vedere qualche poco della singolare città. La moglie del mio albergatore me ne dissuase, consigliandomi al riposo. Le premure distinte di tutta la famiglia fecero che mi vi a-dattassi, e dissi loro che sarei sortilo di casa solamente il mattino dietro. Le due ragazze in’ invitarono ad allacciarmi ad un pogginolo, il quale guardava sopra il rampo di san Pantaleone. E qui ebbi n soffrire altro disgusto. In quel campo liensi Pescheria, e siccome eravamo di estate, ne veniva un puzzo terribile. Conobbi che ciò pure importunava le mie albergatrici; ma l’abitudine di sentir (I) Stanza ove ordinariamente si mangia.