Il passeggio 191 del cuore umano, di quel coraggioso riformatore dell' italico teatro. Goldoni, quando io Io vidi per la primo volta, non era che alla metà della sua illustre carriera; ma ciò bastava per tessergli una gloria immortale. Mi coni piacqui assai di vedere sul volto di quasi tutti quelli che lo conoscevano di persona, quel rispetto e quell’ ammirazione eh’ egli ben si meritava. Un giorno pure sotto alle procuratie mi fu mostrato il celebre Apostolo Zeno. Questo padre del dramma regolare per musica, si era reso commendabilissimo anco per dottissime cognizioni in varie scienze. La fama di tanto uomo fu ecclissata da Metastasio. Ma il più bel tratto della virtù di Apostolo Zeno sarà quello di aver proposto a coprire la sua carica di poeta cesareo quell’emulo, che dovea quasi farlo cadere nell’ obblio. Mi si mostrò qui pure il notissimo Gaspare Gozzi. Vestiva egli precisamente da filosofo, e fino nel camminare era trascurato. La sua fisonomía non troppo manifestava l’alto suo talento. Questo uomo stimabilissimo perla sua purezza nello scrivere, se non fu dotato di grande fantasia, fu però adorno di quella nobiltà di animo, che vestir dovrebbe ogni saggio scrittore. Posto spessissimo al duro cimento di far esame e critica sulle opere altrui, Io fece sempre in forma che mai digustò il criticato, e nello stesso tempo non offese nè le buone regole, nè la ragione. Altra volta rimarcai un uomo di aspetto severo, di sopracciglio aggrottato, che guardava i passeggiami coll’ oc-chialetto; e bene spesso sogghignava con malignità, segnatamente fissando il bel sesso. Era questi Carlo Gozzi fratello del detto Gaspare. Egli avea già scritto dei versi, che donavangli un qualche nome. Ma la sua riputazione salir doveva non poco colle sue fiabe; genere nuovo di sceniche rappresentazioni di cui parlerò. Vidi altra volta un uomo che avea la gamba piegata al