I Tàglutabarri. 299 che circospezione, e guardandomi dietro di continuo ad ogni menomo urto. Seppi poi che ni presente vi sono in Venezia certi bricconi che chiamatisi Tagliataharri. Approfittano costoro di tutte le feste sacre e pubbliche dove havvi gran concorrenza e densità di popolo, specialmente se di sera, poiché le vie civiche sono pochissimo o nulla illuminate. Tagliano un pezzo di mantello grande più che possono dietro alla schiena di chi si trova loro dinanzi, e con si mirabile destrezza e ferro sì radente, che non è possibile che il proprietario al momento se ne accorga. Notisi che in Venezia i pannilani sono adesso alquanto cari, costandone la prima qualità circa franchi 40 al braccio. Godono soprattutto questi tagliataharri di far nei mantelli un buco rotondo e dalla parte alta della schiena, cioè verso le spalle; il che rende anco ridicola ed imbarazza non poco la persona danneggiata. Secondo me parvenu più compatibile un ladro che ti rubi a dirittura il ferraiuolo, anziché costoro, che recano un grave male per 1’ utile soltanto di pochi soldi, ed anzi per un solo barbaro capriccio. Questi tagliataharri non appartenendo per assoluto alla classe dei borsaiuoli o dei ladri, ma a quella piuttosto di maligni prepotenti e scioperali giovinastri, sono difficilissimi ad essere discoperti. Il Messer grande, che, come altrove dissi, è in Venezia il capo della sbirraglia, pei collimili lagni che fatti erano contro a coloro, avea dato degli ordini severissimi per ¡scoprire ed arrestarli questi perversi. Ma che! I tagliataharri se ne risero. Anzi in giorno solenne in cui quel severo ed autorevole ministro un vasto, nuovo e fino mantello di scarlatto indossava, e raggiratasi di sera gravemente fra denso popolo ad oggetto dì vigilare su’suoi dipendenti, fu egli medesimo scopo a tale mariuoleria.