CAPITOLO XXVIII. Quaresima. Eccomi giunto a favellar ili una stagione al carnovale non poco opposta, voglio dire la quaresima. I digiuni ed i precetti prescritti per questa divola stagione, si osservano in Venezia scrupolosamente. Gli ammalati appena sono esenti dal dovere di astenersi dal grasso il venerdì ed il sakbato. E di quaresima sarebbe cosa imprudente ristorarsi con una cosuccia qualunque mangiativa per le pubbliche vie. Ma nel medesimo tempo che ligi sono i veneti alle più strette prescrizioni quadragesimali, non è a descrivere quanto loro riesca pesantissima quella sacra quarantena; e per alcuno direi quasi insoffribile. Non se ne fanno che lagni continui, fino dalle stesse divote persone; e non veggono 1’ ora che essa termini. A che vi giova, diceva io visitando qualche famiglia, che osserviate materialmente le prescrizioni ed i digiuni quaresimali?.. Lo fate tanto mal volentieri, che ne perdete tutto il merito. Ad un’ ora circa prima della mezzanotte dell’ ultimo giorno di carnovale in quasi tutte le torri delle chiese parrocchiali suonasi uno campana. E questo un avviso per chi trovasi alle prodighe cene, di non progredire a man-