240 Quaresima. jtovero animale ha il corpo e più il collo tutto insaponalo. Gli aspiranti sospesi per aria sdrucciolano hen presto colla mano e cadono in una gran lina piena di acqua. Allora risa e beile negli astanti. Sul palco della vecchia posano alcuni catini ampissimi pieni di lunghe e larghe lasagne condite a burro e cacio lodigiano. Chi vuol mangiarne deve aver pria legate le braccia ad un bastone, il che le fa tenere a modo di croce. Si pone poi a quelli in mano una forchetta colla quale devono prendere le paste. E facile immaginarsi che dopo averne a stento coloro infilzate alcune, devono portare le braccia all’opposto, e verticalmente per far cadere il cibo sulla bocca. Il mangiarle riesce imperfettamente, ed il popolo sghignazza al mirar le boccacce e i visi unti. Pongono poscia in una secchia piena di acqua fatta appositamente nerissima alcune vive anguille. Le anguille sono di coloro, che tuffando la lesta nell’acqua ne possono prendere co’ denti. Alla comparsa di que'volli neri con quel-l’apparente serpe guizzante in bocca, per lo che paiono in vero ceffi di spirili infernali, il popolo ride, urla e fischia a’ vincitori. Terminali questi ed altri simili giuochi, si da fiamma alla popazza. Nell’ interno ha questa dei fuochi di artifizio e delle confetture, che nel suo ardere balzano fra gli spettatori. Gli applausi sono infiniti; e la gente parte allegra e consolata, fregandosi dalla gioia le mani; e ciò per aver mirato a bruciare la vecchia. Dirò infine che taluno ritiene tale uso dovuto agli atti di fede del santo officio, e che specialmente in questo giorno si bruciassero le streghe. Mi spiacerebbe che si gioconda ed innocente festa avesse una tanto orribile origine. Altri la credono dovuta a somiglianza di ciò che fusi in alcune chiese la settimana santa, bruciandosi figuratamente la vecchia sacra scrittura per dar luogo alla nuova. Ma io di-