2'il Sa* Marco. è illuminato, ed anco poco per quanto sia grande la chiesa, che il solo aitar maggiore. Vi regna allora... * Un’ oscurità profondissima. ¡Hi sorprende poi, e lo ripeto, che non si abbia scrupolo alcuno a ricever viglietti, strette di mano, e ad udir paroline gentili in un luogo sacro. — Oh mio signore! qual riguardo? Tutto ciò non viene operato colla mira legittima del matrimonio ?.. Ed il matrimonio non è forse uno dei sette sacramenti?.. E qn.nl loco migliore, che il trattar di tale affare nei luoghi sacri alla divinità?.. Le promesse che colà si fanno devono perciò essere rispettate di più. * Capisco ! — E là qualche amante che difficilmente altrove può avvicinare la sua bella, forse domani di buon mattino.. . — Le darà il boccoletto mentre quella escirà di chiesa. La cosa è chiara ed a noi sembra anche lecita. — Queste furono ed altre presso a poco le ciance da noi fatte sull’argomento del boccolo e dell’amoreggiare nelle chiese. Questa ultima cosa ha luogo nel tempo presente in modo che dir si potrebbe soverchio. Ma ciò è principalmente dovuto alla strettezza e severità in cui teugonsi a Venezia le ragazze, in conseguenza della grande autorità dalle leggi e dall’ uso accordata a’ genitori. L’amore è un foco che in una forma o in un’altra vuole per assoluto svilupparsi. Le costumanze sono quelle, che sanno dargli sfogo nei luoghi e momenti più opportuni. — Giunta la sera mi portai al san Marco, e sull’ ora tarda vennemi in pensiero il boccoletto. Senza alcuna inclinazione di cuore ed avendo sentito che pur le mie padroncine si trovavano nel mio stesso libero stalo, determinai di usar loro questo lecito tributo in tenuissimo compenso delle tante gentilezze che la famiglia tulla Segur a me compartiva. Chiesi di un venditore di fiori: me lo indicarono a san Moi-