F» NOTE 1) É quest i una ridd.i tenuta forse in Kroja per festeggiare il trionfo. Vi prendono parte, come pare, uomini e donne, quantunque il verso 27 dica che i giovani seguono le fanciulle da lontano. Questo ballo dunque non é da confondersi con quello accennato da G. G. Ampère (La poesia greca in Grecia — tradiidi E. della Luta — edi;. Letnonnier — 18¡¡; p. S}-$4), che dice esservi molta affiniti fra il coro tragico moventesi in torno all’ara di Bacco, e il ballo a tondo degli Albanesi, detto dal Leake un coro circolare; e che, secondo la nervosa pittura del Byron, pare abbia conservato il carattere d’orgia proprio d’una danza sacra a Bacco. 2) Sono in errore tutti coloro che scrivono Skanderberg, e non gii Skanderbegh (Moreri-Dictionaire istorique), perchè questo soprannome dato da Amurat a G. Kastriotta, significa Alessandro signore, ossia grande (Skander begh). Storia di Giorgio Kastriota-soprano-minato Sianderbergb—principe delPAlbania, v. unico. Palermo—Stamperia di Domenico Oliveri—p. j, *34 S) La donna veste un abito rosso; sopra quello, nelle gale , indossa la %oha, come il peplo degli antichi, altro abito di color vario, ma come il primo stretto da mille pieghe alla vita, largo, Jisciolto e ondeggiante ai piedi. Il lembo è orlato da strisce di raso o da superbi galloni. Dorsa, op. cit. p. I4f. Zoha cfr? tsoh = panno. *) L’uomo porta sul capo un fesb denominato ksula; berrettino rosso, che gitta via allorché corre a battersi. Dorsa op. cit. 5) Dhilbri = iride, arcobaleno. V. Bianchi. Dictionarium ecc. PJg- 42- 6) Rronii = esistenza, da rronj = vivere. ') Lèvdia = vildia (alb. sic.) gloria, lode; da lèvdónj=vildinj. 8) Fara, propriam. = semenza; si usa per tribù o fazione composta da un certo numero di famiglie apparentate fra loro e rigorose mantenitrici delle tradizioni, de’ riti e dei costumi dei padri: le quali, nei loro fatti e controversie, vengono concordate e ridotte t pace da un consiglio di vecchi, centro di volontà e di forza nelle irrequiete e indomabili popolazioni albanesi. Dorsa, op. cit. ®) Il costume di non dare dote alle figlie , fuorché un ricco corredo, dura tuttora nell’alta Albania. Non so se nella media e nell’Epiro. Presso noi da un secolo si è incominciato a dotare le donne; e non saprei se con detrimento della loro edacazione. D. R. 10) Vedi la ia nota del i° canto. Il) a Effigiò il sole coi tanti raggi suoi; ma nella quarta faccia (del tappeto) m’effigiò la luna, candida quale la vergine sua figlia, circondata (com’è principessa) da stelle, quante ogni città mira sorgere alla sera. D. R. op. cit. lib. i". c. IV'. ■*) Dushk; in Piana significa piccolo ramo suco. T> G. Schirò — Rapsodie Albanesi 9