204 Don«' A.ynà. Lo scudiere, a cui fu tosto detto che il personaggio die a lui si presentava era Don Carlo Mendoza, gli si mosse incontro rispettosamente, e fattogli un profondo inchino, gli disse: Il veneto patrizio Gabriele Yendramin invia saluti al valoroso Don Carlo Mendoza, e col mezzo mio Io prega di voler favorire ad alloggiare nel suo palazzo, unitamente alle persone del suo seguito. Don Carlo parve alquanto sorpreso a tale ambasciata. Ma poscia con tutta pulitezza rispose : Non ho il distintissimo onore di conoscere personalmente il patrizio Vendramin, e meno so di meritarmi una tanto grande e pregevole cortesia. Debbo però dirti, o scudiere, che sopra questo argomento ho un preventivo impegno. Ilo data promessa di prendere alloggio presso altra patrizia famiglia. Quindi ringrazierai il tuo padrone del favore distintissimo eh’ egli accordarmi voleva; prometto di far io stesso ben presto in persona al patrizio Vendramin quest’ atto doveroso di scusa. Lo scudiere rimase non poco sorpreso per tale risposta. Stette silenzioso alquanto. Poscia soggiunse: Signore! Al mio padrone sono noti e il vostro alto casato ed il nobilissimo interesse che avete preso per la causa dei Veneti. Motivi sufficientissimi per far in lui un dovere di ciò che col mezzo mio ha creduto di operare. Questo vostro rifiuto recherà al patrizio Vendramin dispiacere non lieve. ~ Assicurati che il non poter corrispondere ad un tratto tanto gentile, non desta in me un disgusto leggiero o minore. Paolo Soranzo, che varie volte in Candía ha combattuto al mio fianco, e col quale strinsi affettuosissima amicizia, volle da me promessa che nel mio giungere in Venezia ad albergare non sarei andato che nel palazzo de’ suoi maggiori. Una galera, già tre giorni qui giunta, deve aver