Quaresima. 230 IVei campi o piazze di Venezia in questa stagione si erigono certi edifizi di legno neri e luridi, in cui si frigge nell'olio, pesce, carolte, pastinache, pomi, ec. Siccome ciò vicn fatto a comodo della povera gente, e quindi l’olio non essendo molto buono, così esala da’detti casotti un puzzo ed un fumo incomodissimi. Sui poggiuoli di molli palazzi e sulle finestre di non poche case, vedesi esposta una piccola scaletta fatta di tanti gradini quanti sono i giorni quaresimali. Una popazza colla effigie di vecchia rappresenta la quaresima. Si ha cura di far salire ogni giorno la popazza un gradino più all’ insù. Questo uso credesi antichissimo, e che nei tempi barbari agl’ingressi delle chiese si costumasse cosa simile; e ciò per avvertire il popolo, allora, ignorantissimo, della progressione della quaresima. La conservazione di tal uso nelle case dimostra quanto sia tenuta per pesante dai più. La provo più evidente di ciò, è quando giunge la mezza quaresima, e la pupa poggia alla metà della scala. In quel giorno si fa nelle famiglie una grandissima torta di paste pria lessale, e tutta empita di uva secca, pignoli, conitela, cedrati, ec. La si mangia in grande allegria. Ma nel dopo pranzo di questa desiderata metà nei principali campi di Venezia sì abbrucia la vecchia, che già s’intende la quaresima. Nel mezzo del campo sopra un gran palco s’ erge una specie dì casotto tutto adorno dì frange, carte colorate ed altre bizzarrìe. Nel centro sta collocata una popazza colla effigie dì vecchia, e con i vestiti tutti di carta colorata a strani disegni. Pria di procedere all’ abbruciamelo, si dà al popolo lo spettacolo di alcuni giuochi. Alla estremilà di un palo lutto tinto statinovi salami, polli e denaro. Chi lo ascende guadagna tutto. Talvolta una vecchia oca è sospesa alta e pendente; chi le strappa il collo guadagna un premio. Ma quel