Quaresima. 23,'i legno e andarsene in pezzi, il sollazziere, che monta la poppa, fa un segno. Allora tutt’ i voganti traggono ad un tempo ¡stesso per metà il remo fuori dall’ acqua, e con gran forza lo tengono in modo opposto al moto della barca. Perciò questa ad un tratto si ferma. Le siade le fanno frequentissime, e le alternano dalle sponde delle zattere a quelle della Giudecca e viceversa. Io mi dilettava molto in mirare questi esercizii, che fortificano il corpo ed utilissimi esser ponilo in molte circostanze. Ritorniamo a favellare delle principali pratiche della quadragesima. Coloro che lucro dal festoso carnovale traevano, col fare giuochi e ghignazzi per le vie, altri cantando canzoni allegre, altri fingendo il Bernardone (1), altri che pur guida, se il volevi, ti sarebbono stati alle donnette di chiasso, li vedi ora sul più opposto aspetto. Vendono corone, libri divoti, medaglie benedette e cantano morali e pie canzoni. Alcuni usurai sospendono i Ipro affari; pochi fra i damerini le loro galanti relazioni ; e qualche bottegaio vende a giusto peso. Ma passata la settimana santa il tutto al primiero metodo ritorna. Uli ricordo di aver veduto nella quaresima un vecchio, noto per le sue prestanze senza interesse, come soltanto egli diceva, in atto di entrare in chiesa tutto premuroso e divoto. Un pover uomo lo tira pel tabarro e gli dice di fermarsi e di udire una sola parola. Il vecchio si volse irato, e con voce bruschissima gli disse : vi pare cosa bella di seccarmi nel momento che vado ad ascoltare la santa messa?.. (1) È una maschera che nel carnovale addossano alcuni paltonieri. Rappresenta un uomo impiagato e pieno di dolori, e che narra cantando conseguenza di ciò i passati disordini. Si lamenta, grida, facendo buffonate infine chiede qualche soldo. Chi giudica questa maschera indecente, e chi invece la tiene per moralissima, insegnando a che il disordine conduce.