CAPITOLO VII. La Beneficenza. Mi recai o! solito dalla vecchio signora un dopo pranzo. Ella era in vesta e zendà, segno che voleva uscire come in privato. Montammo in gondola, e dopo alquanti giri per quei tortuosi canali propri di Venezia, scendemmo alla ripa di un remoto compiccilo. Qui la dama ordinò ai barcaiuoli di colà attenderla. Noi entrammo in certi strani intricali viottoli, e la dama tirato fuori un promemoria, cercò i contrassegni esterni di una casa. Trovata questa, io picchiai alla porta. Uno vecchietta in cuffia bianca alTacciossi alla finestra e chiese chi noi fossimo. La dama rispose: aprite. La vecchia mostravasi come incerta. Però scese a basso, schiuse la porta e ci chiese di nuovo del nostro nome. La dama disse il suo. Allora mostrassi quella vecchia altamente sorpresa ed imbarazzata, e cominciò i più profusi complimenti ed i più rispettosi inchini. Per una scaletta di tavole salimmo ad un miserabile salotto, ove sedemmo sopra seggiole sdruscite e di paglia. Qui ci apparve un uomo molto avanzato di età, di aspetto infermiccio, e che a stento reggevasi col bacolo. Vestiva una vecchia assisa militare. Volea gettarsi ai piedi della signora; ma questa noi permise, e non accordogli che il bacio alla mano.