Caratteri. 303 testa in cento diverse maniere; variava di continuo la fi-sonomia; mirava ove doveva raderti, or cogli occhi aggrottati, ora con un occhio solo ; e prendeva il lume con grande studio. Infine caricatura più bella io non credeva trovarsi, ma m’ingannai; perchè non solo gli altri barbieri a lui somigliavano, ma tutti gli artefici poco più poco meno operavano lo stesso. Il cuoco di Segur era per me un altro originale. E-gli nella sua cucina stava in tale gravità ed era così rabbioso che meno un despota nella sua reggia. Quando componeva qualche piatto, sembrava che si trattasse di un affare diplomatico. Allorché assaggiava pel sale una vivanda, pareva assorto in un calcolo di algebra. Egli poi mostra-vasi nel centro della sua abilità se sventrava ed acconciava un qualche pollo. I colpi del suo coltello erano magistrali , e dignitosa e studiata la postura del corpo. Il suo volto esprimeva la grande importanza del suo lavoro, ma nello stesso tempo anco una certa spregevole indifferenza, come la cosa fosse lieve, benché difficilissima, al confronto del suo grande sapere. Questa esagerazione, ripeto, è generale. Ma se negli nomini talvolta mi stimolava spesso a noia e sprezzo, nelle donne mi divertiva sempre. Non parlo delle dame, delle quali le maniere devono sottointendersi, nè delle cittadine che quelle scimiottano per farsi credere al paro autorevoli. Ma le donne venete basse, che hanno, quanto quelle di un rango elevato, grandissima opinione di sé stesse, segnatamente le mogli dei bassi artieri e dei barcaiuoli, sono graziosissime a mirarsi e ad udirsi. Nei dopo pranzi estivi le spesse volte mi recava solo nelle contrade lontane dalla gran piazza e nei remoti viottoli. Ivi queste donne usano sedere innanzi alle porte delle loro case. Sentirle discorrere insieme di affari importanti, quel credersi offese da un menomo moto o parola di altrui, mirarle nelle