Do\*' Anna. 207 III La risposta di Don Carlo, recata al patrìzio Vendramin, non destò in questo scintilla alcuna del menomo dispiacere. Quell’ attempato patrizio, pratico del mondo e delle sue convenienze, trovò abbastanza appagante la ragione addotta dal cavaliere spaglinolo. Non cosi fu nelle due dame. Parve ad ambedue la condotta di Don Carlo piuttosto fredda, pochissimo giustificata, e quasi mancante in tutto a quella sociale convenienza detta creanza. Cambelia, piena della nobile alterezza spagnuola, andava sciamando: io non mi sarei mai atteso un tratto così scortese. Qual più bel motivo ili lui che il trovare impre-vedutainente la sua sposa, per sottrarsi ad un impegno che io chiamo di poca importanza? Donn’ Anna stava col volto abbassato e nulla rispondeva. Non passarono due ore che uno scudiere di Don Carlo recossi dal Vendramin a far le scuse a nome del suo signore. II patrizio parve molto contento per un tale atto, e dimostrò anco approvare la determinazione di Don Carlo. Lo stesso scudiere passò poscia nell’appartamento delle due dame, e fece a queste, a nome dello Spagnuolo, gentilissime proteste e domande di perdono per l’indicato rifiuto. Ma sulla ricerca di Anna, se dentro quella giornata Don Carlo si fosse recato a visitarla, Io scudiere, dimostrando peritanza e qualche disgusto, dichiarò: che la stanchezza del viaggio e la non ancora bene rimarginata ferita domandavano nel cavaliere un qualche riposo. Quindi che Don Carlo non sarebbe ito a visitar le dame che il giorno venturo. Ma il patrizio Vendramin, credendo di usare un gratissimo tratto alle nobili sue ospiti e volendo procedere con-