LA DAVA. fi!) Passammo in una stanza olio avca 1111 desco apparecchiato per tre persone. Comparve nello stesso tempo il nobile marito. Io col dovuto rispetto lo inchinai. Appena egli abbassò il capo; e tutti sedemmo. La dama discorreva meco di frequente; ina il patrizio nemmeno ci guardava e parea non pensasse che a mangiare. La dama lo chiese sopra alcune promozioni d’ impieghi , al che egli rispose con ¡stentati monosillabi. Poscia la moglie dissegli, quando ceri’ uomo da lei raccomandalo otterrebbe la carica a cui aspirava. II patrizio dubbioso rispose, che vi erano molli altri candidati, che aveano delle forti protezioni. A tali parole parve la dama divenire una furia. Come ! a mi glie sarà chi vorrà farla tignir ?... E vu se quello che soffrirò che vostra muggier soffra tanto scorno ?... Se quel omo 110 riesce a ottener quel posto, guai a vìi ? Il patrizio le impose silenzio, pregandola di lasciarlo mangiare ili pace, ed assicurandola clic l’avrebbe appagata. Questo nobile e per le cariche occupate e per quelle che attualmente occupava, era autorevolissimo, e come seppi poi, anche uomo di mollo talento. Ma chi il crederebbe?... Questo personaggio, agli stessi palrizii rispettabilissimo, paventava non poco la moglie. Non solo lasciavate seguire i suoi capricci, ma cercava di contentarla in tutto. Al desert, il patrizio- dpgnossi di favellar meco. Non mi chiese mai ch’io fossi, ma sentendomi forestiero, e che aveva veduto qualche paese, m’interrogò dei costumi, delle usanze, e di alcune leggi parziali; ed egli vi fece sopra dei riflessi molto profondi. La dama con sommo ardire e presunzione, e spesso stoltamente, contrastava con lui e sugli affari diplomatici e sui politici. Dava degli asini e degl’ imbecilli a quasi tutti i palrizii, e dello sciocco a suo marito, e derideva i decreti