Medici. 340 con Caronte, saprò trarnelo fuori. Guai por lui se si poneva in mano di un altro medico!... era spedito... Guarito l'ammalato, si vantano come di averlo tratto dalla sepoltura; e ciò per farsi gran merito e per buscare una grossa paga. Il Goldoni, nella sua Finta ammalata, ha posto in ridicolo questi tali medicastri veneziani. Ma quel grande autore ben conosceva non aver luogo sul teatro che il solo verosimile; quindi tenne la sua pittura, benché sembri ad alcuno esagerata, pure al disotto del vero. Confesso che rulla trovai al mondo di più ridicolo e strano di cotesti dottoracci veneti. Ma i loro difetti si devono in più parte alla generale costiluzione del paese, che ha per base le cariche tutte elettive e temporarie. Chi vuol far fortuna e non abbia merito o poeo, deve imporre con ciarle e col grave imponente aspetto. I moderni, superiori di assai in quasi tutte le scienze ni Greci ed ai Romani antichi, sono di questi però mol- lo più creduli rapporto alla medicina. Fu fatta osservanza che la debolezza di uno stato sta in ragione diretta del numero dei medici, chirurgi e spezierie. A Venezia per ogni piccolissimo malore si consulta il medico, e per ogni menomo disturbo si prendono le mediche droghe ed i chimici composti. Questa delicatezza si estende sempre più. Le dame venete, a parlar con esse, sono sempre mala-ticeie ed in purga. Perciò gli umani corpi coll’abuso dei medicamenti si rendono come insensibili, ed in generale ne figlia anco quella debolezza di animo, che inetlo rende l’uomo alle grandi e forti azioni. Ormai saranno stati scrilti oltre ad una ventina di diversi medici sistemi. Questi sistemi cozzano l’uno con l’altro; e bene spesso quello propone per infallibile un rimedio pel dato male, e un allro sistema invece lo dichiara allo stesso male dannosissimo. Chi vuole che da que’dati sin-