Don*’ Anna. 289 to garofano, la cui cultura formava una delle sue pochissime distrazioni, ed al quali fiori ella porgeva colle sue mani nella calda estate un serale ristoro, giacevano ora dimentichi ed abbandonali. Ella più non fiutava il soave loro olezzo, e più non faceva quegli eleganti mazzetti, che regalava a sua madre o alle amiche o all’ ospitale Vendramin, oppure poneva con divoto interesse innanzi alle sante immagini. Quella vite alla cui ombra c sotto a’ cui grappoli aurati ella stava seduta o leggendo o meditando, non aveva più per la misera Donn’Anna allettamento alcuno. Le, acque azzurre del gran canale, le varie barchette per quelle scorrenti, ed i marmorei fabbricati che lo cingono, non chiamavano più gli sguardi soddisfatti e lodatori di Anna. Ormai quasi sempre stava ritirata nella sua camera; ormai più non conosceva che la sola sua madre verso la quale talvolta, nel fissarla, sorrideva con qualche giocondità. Oimèl anche que’ poveri rinchiusi augelletti non miravano più con la solita frequenza la destra benefica di Anna. Talvolta li vedevi avviliti e rannicchiati per la privazione di quel cibo che partecipar non potevano ai tenerelli ed atfama-li loro figli. Anna quasi più non li ricordava. Ma la buona Cambelia, allorché si accorgeva di tanta mancanza, recava ristoro a quelle povere bestiuole ella ¡stessa con tutta sollecitudine. Già Anna non chiedeva più nulla, sicché era d’ uopo indovinare ciò che le si rendeva necessario. L’ afflittissima amorosa sua madre, e le domestiche aveano tutta la possibile attenzione di recarle nelle ore fissate il sufficiente nutrimento. Mangiava Domi’Anna pochissimo; e più non distingueva il variato sapore e la diversa qualità dei cibi. Talvolta all’avvicinarsi di quelle ore, od allorquando la bisognosa natura tacitamente domandava soddisfazione ad uno straordinario stimolo famelico, Donn'Anna esciva dalla sua stanza e si poneva a passeggiare, senza al solito dir 38