314 Ebrei. (Inno con perseveranza, vi vogliono parlar in segreto, nè vi lasciano anco se gli strapazzate. Mi fece molta rabbia uno di coloro che mi segui lungo tratto sino fuori del Ghetto, e con una impareggiabile ostinatezza mi proponeva, che io gli cedessi il mio vestito, aggiungendo che me ne darebbe in cambio uno di migliore ed anco del denaro. Cossa serve, egli diceami, con quella sua partieolar gorga, che la se fazza de mi riguardo! son omo de mondo : vedo que! che bisogna, e anderemo a far el nostro affaretto In un logo che no lo saverà gnanca l’aria. Gli Ebrei in Venezia erano già tenuti con maggior rigore che noi sono al presente. Si esigeva che portassero tutti un cappello verde. Ma questa distinzione palese espo-nevangli a troppi oltraggi. E ben si vide coll’ effetto, che (pianto più si persegue una religione che abbia forte radice, tanto più quella si fa fervente e ne sono più ostinati quelli che la professano. Quindi inutili quelle penose prescrizioni imposte agli Ebrei con la lusinga che per alleviarsene si facessero cristiani. In oltre erano in Venezia obbligati a ritirarsi nel Ghetto al tramonto del sole; ma ora è stabilito alle due di notte. I custodi delle porte non le aprono assolutamente se passata quest’ora. Gli Ebrei ricchi che possedono gondola, vi tornano quando loro pince; ma quelli che non l’hanno, se trovansi fuori in ora tarda, sono obbligati di prender barca nelle vicinanze, ed in tal modo farsi condurre ad una ripa interna del Ghetto. I furbi gondolieri sanno trar proGtto dalla necessità di quelli, perchè per tale cortissimo tragitto stabilirono il prezzo di due franchi. Gli Ebrei di Venezia stanno ritiratissimi per tutta la settimana santa, e sarebbe in loro grave imprudenza se non usassero di una tale precauzione. Sono pure obbligati a cavarsi il cappello passando davanti alle divote cristiane immagini, e il non farlo gli espone a scappellotti ed a pugna. Eppure, chi il crederebbe?... que'medesimi zelanti di nostra