Furbi e ladri. 307 ~ Un signorazzo coll’abito tutto a recami de arzenti), ga compra in Erberia sta corba de pomi ; e po el m’ ha dà ordene de portarla in sta casa. — Ma questo è certamente uno scherzo ... ~ Scherzo o no scherzo, ini, lustrissima, lasso qua la corba; e se la sarà de qualche altra persona, i vignerà in chiaro, e allora i se la manderà a tor. Ghe torno a dir che a momenti mi crepo sotto a sta cnrgn (i), p che la ze inconvenienza e mancanza de carità a fanne patir tanto. Qui la padrona permise che il facchino deponesse la corba in vicina stanza a pian terreno. Diede anco ridendo alcuni quattrini a colui, che partì sbuffando ed asciugandosi il sudore. La signora ripeteva : certamente questo è uno sbaglio o una burla; e non istate alcuno di voi a toccare uno solo di quei frutti, diceva a’ suoi servi, perchè non sappiamo se sono ancora nostri. Di là a qualche ora, ecco il signore Scarpagnini, ecco alcuni suoi amici. Raccontasi loro 1’ accaduto, e tutti protestano di non saperne nulla sulla corba dei pomi. Domani, aggiungevano, sarà dilucidata la cosa, perchè il padrone delle frutta o il facchino medesimo verranno a riprenderle. — K ormai tarda la notte, e tutti vanno a letto. Quella corba, come dissi, stava posta in uno stanzino a pian terreno. Avea questo locale foderato il suolo di tavole di legno, come a Venezia si usa in simili bassi luoghi ad oggetto di salvarli dalla umidità. Quel servo di cui parlammo era passato al riposo in una pari stanza vicina. Ma egli non poteva prender sonno. Quando sentì nello stanzino in cui posava la corba alcuni piccoli colpi, ai quali altri ne succedevano. Che diavolo mai sarà! disse fra sè quel servo; està bene attento. • (1) Carica, peso.