116 Piazzaiuoli. oggetti. Ma nel mentre li vendono ed eccitano fervidamente gii astanti a comperarli per il bene loro corporale e spirituale, alternano alle loro piissime parole, specialmente se interrotti o distratti, certe frasi bassissime e certi sacrileghi intercalari, che muovono nello stesso tempo a riso ed a dispetto. Vengono poscia i narratori di storie in prosa. Stanno costoro entro ad un circolo fatto di panconi o seggiole. E qui con gravità importante, mescolata di un comico affittato, dicendo spropositi solennissimi, descrivono fatti magici, od imprese di paladini e cavalieri erranti, come l’Ainadigi, l’Orlando innamorato, il Furioso, il Caloandro, ec. Hanno questi ciurmatori una bravura e furberia singolare, cioè di sospendere la narrazione nel punto più interessante, come sarebbe l’esito di un duello, un ratto amoroso, la comparsa di enorme gigante o di orrendissimo mostro, o casi simili, per chiedere quattrini agli ascoltanti. È immenso il concorso a tali narratori. Marinai, basso popolo, ragazzacci, don-naccie, sono lì ad ascoltarli colla bocca aperta. Vi sono tre o quattro casotti da Pulcinella. Mi venne detto che talvolta degli uomini spiritosi ed abbastanza colti esercitano questo mestiere. Infatti udii varie volte alcune delle loro commediole o burlette, ed ho dovuto confessare che in non poche eravi bastante ingegno e declamazione. In questi tempi la parte ridicola di tali commediole è appoggiata ad una specie di maschera detta pampalughelto. Questa rappresenta un ragazzaccio sciocco, palTuto, che parla bleso o da fanciullo. I veneziani godonsi molto nel-1’ udire le storditaggini, gli spropositi e le storpiature del pampalughetto ; ed ho veduto non di raro degli uomini politi e dotti confusi nella folla a mescolare le loro risa agli sghignazzi del popolaccio. Dei prestigiatori se ne veggono già in tutti i paesi. Ma nella piazza di Venezia se non fanno i bulloni non piac-