136 Giustina Rossi. una parte del cielo. Sedutavi nel mezzo e sopra a trono di lucidissimo argento Agnese mira la beata Vergine. Cerchio immenso le fanno infiniti Angeli verso a lei inchinati che cantano con soavissimo melodia le sue lodi. Quella gran madre alza la destra sopra Vinegia. Tosto le acque si ritirano e tranquille e chete divengono; quei pesci mostruosi si sprofondano atterriti ; ed il sole ribatte i suoi più fulgidi raggi sui maestosi edifizii della minacciata città. Agnese si sveglia. Oh immenso potere ! oh immensa boutade della gran Vergine ! Agnese esclama. Come tu, o benedetto, ci proteggi ! Ed io sola non avrò fiducia nella tanta tua pietà ?.. Ma al suono di tali fervidi accenti svegliossi la vecchia. Oh madre mia 1 disse Agnese. Qual sogno ho fatto!.. E raccontollo. Mi viene un pensiero, disse Giustina. Già è giorno fatto. Usciamo. A che fare ? risponde Agnese. Giustina: Andiomo a piedi scalzi, sulla riva degli slavi alla Madonna della Pietà. Ivi pregheremo. Agnese: Madre ! rechiamo a quella miracolosa immagine anco un poco d’olio. Ginstina: Va bene. Prestamente-vestironsl; ed eccole uscite. Poca gente vedevasi ancora per le vie. Animata pareva la vecchia da un insolito vigore. Sono già al ]>onte della Pietà. S’inginocchiano innanzi alla santa Immagine. Oh come calde! oh come fervide furono le loro preghiere! Parve ad Agnese che quella snnta immagine le sorridesse; e sentiasi nel cuore un giubilo ed una speranza insolita.