Maschere. 221 sii forzati ricchi, che per comparir opulenti fanno conlinui debiti, che poi mai non pagano. E graziosa la maschera del pagliaccio o pierò. Veste tutto di bianco, e fino la tela cerata, che copregli il volto, è bianca. Questa maschera, all’opposto di ciò che fa nei teatri o nei casotti, mai parla, ma fa uso soltanto di cenni. È d’ uopo che chi la veste, ne sappia di ballo, perchè le sue mosse devono esser rapide e leggiadre. Il pampalughetto rappresenta un ragazzaccio sciocco, che pronunzia male e dice fanciulleschi spropositi. Porta nelle mani bindolerie da tenera età. Ha dietro le spalle un corto mantello con moltissimi sonagli. Salta, balla, corre; e siccome sono numerose tali maschere fanno un romore piuttosto incomodo. E propria di Venezia la maschera del barcaiuolo. Si giudica maschera diilìcile per le cognizioni volutevi dell’arte del vogare, del sapere lo spirar dei venti, predir le procelle e le straordinarie maree; non che del nome di tutti i canali di Venezia e loro particolarità. E maschera eloquentissima, e deve far uso di tutte le frasi dei barcaiuoli, e nel- lo stesso tempo del moltissimo spirito proprio di tal classe di gente. Vidi dei mascherati da poeti improvvisatori disimpegnare lodevolmente e nei caffè e nelle case i temi proposti. Diverte assaissimo la maschera dell’ avvocato. Fa d’ uopo in questa della conoscenza delle leggi e di tutte le parti della giurisprudenza. Parla per lo più latino. Per ordinario questi finti avvocati vanno a due; e nei caffè e nelle private adunanze trattano tesi legali e dispute di cause. Questa maschera, come dissi, vuole distinta capacità per ben soddisfare alle interrogazioni dei molti ; in un paese specialmente ove l’arte giuridica è profondamente conosciuta. Fu grazioso e di spirito l’aneddoto seguente. Due in maschera da avvocali entrano in casa d’una famiglia in ora che