Do.**’ Axsa. 275 — Azemal Vedi, se io ho indovinato I Ma tu, mun-sulmana, calpesterai la tua fede^? Abiurerai la religione de’ tuoi padri per unirti ad un cristiano? zr Mustaiù ! Non tormentarmi. — Grande Iddio, fa che io tanto non vegga ! o toglimi prima da questa orinai inutile vita. — Il romore improvviso di alcuni presti passi già si udiva. Lo schiavo si alzò , incrociò le braccia ed abbassò il capo in alto di sommissione. Azema meglio si compose. Don Carlo comparve : e quell’eunuco, sospirando in segreto, parti subitamente. Lo Spagnuolo nell’ entrare gettò il vivace suo sguardo sopra di Azema; e parve che la bellezza di costei facesse in quel punto nel suo seno un elfetto straordinariamente maggiore. In fatti Azema era una di quelle perfette donne, che, a preferenza di tutte le parti del mondo, ponnO vantarsi di produrre le terre dominate dai Turchi. Ogni descrizione sarebbe inferiore alla verità. Quelle immortali perfettissime Huri del paradiso dei Maomettani, quelle portentose bellezze descritte in tonte fantastiche ed immaginose novelle degli Arabi, potrebbero soltanto dare un’ idea dei pregii impareggiabili di Azema. Forse 1’ oriente iii que’ tempi non poteva vantarsi di una donna eguale ad Azemn in bellezza. In fatti Don Carlo non potè resistere, dal momento che divenne padrone di Azema, a dar luogo nel suo petto aH’01110-re il più violento. Trattò la sua schiava rispettosamente bensì, ma non potè celarle l’affetto smisurato che per essa nutriva. Azemn per 1’ altra parte non seppe resistere alle cospicue qualità di Don Carlo. La gratitudine schiuse vieppiù la porta del suo cuore e vi lasciò entrare a dominarvi un foco che gradita, anziché odiosa le fece la sua schiavitù. Don Carlo si assise tosto al fianco di Azema e si ino-