322 Patrizii. — Basta, ma basta... signor, si: serve ad avvicinare gli oggetti lontani. Quando mi trovava in collegio bo io istruito su tali cose il mio maestro. E quel libraccio cosa è ?... — E la edizione completa delle opere di Platone. — Ah! si : Plutone. È il dio dell’inferno. Va bene, li’ avrò già letto quel libro, perchè non faccio che leggere, ed ho scorso tutti i libri del mondo. E quel gallo bianco là?... “ E un cigno imbalsamato. — Un cigno?... è vero che non ha la crosta come il gallo , ma potrebbono avergliela tagliata. Voi altri studiosi credete ciecamente ai contadini che ve ne danno ad intendere di belle. Per altro il gallo, quando è vecchio, fa un ovo dal quale nasce il basilisco, che avvelena 1’ aria col fiato. Questa, eccellenza, si ritiene una favola. — Che favola? il mio vecchio barcaiuolo mi ha detto esser un fatto verissimo, perchè a lui uvealo raccontato sua nonna, che faceva in campagna la lavandaia. A me non si contrasta ; io ho studiato più di voi, e so più di quello che credete. E per un paio di ore che quel patrizio stette nel gabinetto furono su questo torno tutti i suoi discorsi. I difetti di questa seconda classe di patrizii sono quelli che oscurano i pregi della veneto repubblica. Gli esteri ed anco i nazionali danno delle taecie indecorose a’ veneti patrizii in generale, ma la colpa non è di tutti. E costumanza che poi divenne legge, che i patrizii non ponno esser accusati per ingiurie altrui dette, ciò in loro non essendo considerata colpa. Ma gl’insulti di parole fatti ai patrizii dalle altre classi inferiori, sono tosto puniti con arresto, se però l’oltraggio a taluno di costoro può attestarsi da per»one presenti. Avviene che si rechino spesso