ARRIVO 11 ri disse di alzarci. Disdigli tosto uiu moneln, aggiungendo, che guardasse pure se niente io aveva di contrabbando. Oli se cognosse (I), colui con rauca voce soggiunse, che no la ga gnente de proibio (2)! La fa zza bon viazo (3), che Dio la benedisse. Il birro tornò nella sua barca, che dalla nostra con lentezza staccossi. Chiesi (piali oggetti in Venezia recar non si |M>tessero senza pagar dazio. M’informarono, esser le carni, le biade, l’olio, ec. cioè que’medesimi oggetti, che nelle città murate diconsi di consumo. Avertii il barcaiuolo di prora, che io doveva recarmi nella contrada detta san Pantaleone, vicino al campo. Ma la vede, mi rispose, bisogna prima che metta in terra sii passeggieri. Eccomi finalmente n Venezia. La gondola approdò alle Zattere, ed i passeggieri tulli discesero, tranne che me. Ma quali contrasti ! Il prezzo del nolo non era più lo stesso. I passeggieri dovettero dar fuori dell’altro danaro olire il convenuto, altrimenti non eravi modo di acchetar le ostinate pretese dei barcaiuoli. II bello si fu , che un giovinastro in mezzo a quel vivace diverbio, se la fece a gambe e parti non veduto senza pagarli. Non si possono riferire le maledizioni e gl’ insulti che gli scagliarono, quando di ciò se ne accorsero i due barcaiuoli. S’incol-pavano furiosamente di reciproca trascuranza e furono quasi per venire alle mani fra di loro. Io gridai che si spicciassero. Causa ella, mi dissero, se no la ghe fusse ella, ghe anderessimo drio a colù (4), e lo coperessimo. Basta ; se ella ze la causa, ella ne compenserà. (t) Si conosce. (S) Proibito. (3) Faccia buon viaggio. (4) Dietro u colui.