Furbi e ladri. 311 Si sospettò tosto di qualche ladro. Ora come si fa?., dissero tutti atterriti e sommessamente. Non sarà nulla, risposi io ... Seguite a giocare coinè il solito, ed anzi fate piuttosto un maggior remore. Soltanto per prudenza chiudetevi bene in questa stanza. Io corro a chiamar la sbirraglia. Scesi, appena ciò detto, le scale come un lampo. Mi portai tosto al prossimo quartiere dei birri, avendovene uno io quasi ogni parrocchia, e senza dir loro cosa volessi, domandai cinque o sei uomini bene armati. Prontissimi mi seguirono. Per la via narrai loro il motivo della mia chiamata. Entrammo in casa senza far remore. Notate che i birri in Venezia usano spesso di notte il feltro soLlo alle scarpe per non essere uditi, e meglio sorprendere i colpevoli al-l’improvviso. Mi ritirai insieme a quelli di famiglia a cui si dipingeva il pallore sul volto. Intanto i birri col loro fanale, lenti e cauli salirono al piano di sopra. Sentimmo ben ¡ resto un forte parapiglia. Ma da lì a poco li vedemmo scendere tenendo fra loro legalo un omaccione che invano si dimenava. Colui ero 1111 falegname che ci abitava vicino. Egli avea saputo I’ assenza dei più della famiglia, e si era introdotto per 1’ abbaino del tetto rompendo con ordigni la imposta. Poi si appiattò sotto al letto nella indicata stanza, ed aspettava 1’ ora opportuna per rubare e forse far di molto peggio. Ma per la noia e stanchezza erasi involontariamente addormentato, il che fu la sua perdizione. Era quel furfante munito di varie coltella, e non si lasciò legare con facilità. Ma anzi ferì prima un birro quasi gravemente. A questo uomo, nello scendere ch’ei faceva le scale, vedemmo gocciolare di molto il sangue. Da noi tosto g;li si prodigarono tutte le possibili cure.