282 Dorrà’ Atu. presi non pochi prigionieri munsulmani?.. Nemmeno ri ho taciuto, che quelli vennero fra’capitani, presenti a quel combattimento, divisi. Io pure ebbi la mia porzione; ed in questa fuvvi la figlia stessa del bossà morto in quel fatto di armi. Aggiungerò ora, che suo zio Ibraim, bassa di Damasco, me lo fece chiedere con opulente offerta. Ma al mio ritorno in Candia ho fissato di darle libertà disinteressata ed a suo zio consegnarla. Questa risposta non tranquillò Anna e meno la sua riflessiva genitrice. Ma Don Carlo soggiunse sorridendo: E cosa volete che io faccia di una giovine maomettana ostinatamente attaccata alla religione dell’arabo profeta?.. Io, o Donn’Anna, vi avrei fatto dono di questa schiava, se fossi stato sicuro che il cristiano vostro zelo avesse raccolto un degno frutto nella sua conversione. Cambelia: Ma perchè tacere di questa schiava? Don Carlo: Fu prudenza. Io non voleva destare dei ridicoli sospetti in Donn’Anna ; dico ridicoli, perchè irragionevoli ed infondati. Azema desiderò di vedere qualche cosa di quest’ ammirabile città, tonto opposta alle costumanze de’ suoi paesi. Io la compiacqui. Passai con franchezza dinanzi a questo palagio, certissimo di essere veduto e conosciuto. Donna Cambelia non parve contenta di tutto ciò. Voleva proseguire nel discorso; ma l’improvviso invito fatto fare dal Vendramio, che chiamava le dame ed il cavaliere alla conversazione di famiglia, non permise ch’ella seguisse nello sfogo di sua volontà. IV. Don Carlo partì dui palagio dei Vendramini all’ ora tarda solita. Fu a salutare Azema, come il faceva sempre; poscia si ritirò nella sua stanza. Dormì appena un’ora