132 Giustina Rossi. Vittore: Tu qui, o Gualtieri ?.. Eccomi. Ma Vittore tosto retrocesse dalla vecchia,e le disse: Ruona notte! un amico chiede di me; permettete che io parta. A rivederci domani. Giustina: Si; a rivederci domani. Agnese: (sotto voce): Non torni più questa sera? littore: L’ora è avanzata per tua madre; ella andrà presto a letto. Ci rivedremo domani di buon mattino, stanne certa. Felice notte. Agnese : Felice notte. Gualtieri: Felice notte. Agnese andò loro innanzi col suo lumicino finché furono a’piedi della scala che conduceva sulla strada. Si ripeterono i saluti. Agnese rientrò e chiuse lo porta. Giustina: Chi era quello che c.ercava di Vittore? Agnese: Non lo conosco. Avea però colui una brutta e maligna fisonomia. Giustina: Eh! tu già non trovi bello e buono che il tuo Vittore! Però, secondo me, l’agente Rertrando non ha altri difetti che di essere un pochino avanzato. Agnese dimenò la testa. Giustina: Ma questa sera mi sento stanca più del solito, ed il sonno mi giunge anticipato. Andiamo a Ietto. La vecchia si alzò, e lenta nvviossi alla camera del riposo. Agnese seguivala col lume. • Una pinta immagine in legno della Vergine, stava sopra ad una specie di altarino. Le due donne inginocchia-ronsele innanzi. La vecchia tratta dalla saccoccia quella corona, eli’ enumera le virtudi della madre di Cristo, cominciò sommessamente e con gran divozione a recitarla. Agnese tenendo le inani giunte, e gli occhi fissi e supplichevoli a quella santa immagine, rispondeva ad ognuna, il prega per noi. Terminate le orazioni, la figlia aiutò la vecchia madre