Caratteri. 359 tutt’ i suoi servi, uomini e donne, ed anco i gondolieri, fossero gobbi. Mi fecero vedere una vecchia gentildonna. Essa vestiva in modo che tolta l’avresti per la più misera e sporca pezzente. Ma invece era ricca ed anco molto caritatevole. Nel suo palazzo avea ella dato ordini stravagantissimi. Tra questi, proibizione assoluta di mai spazzare, e levar dalle mobiglie la polve e dai muri le ragnatele. Sul desco da desinare non si levava la tovaglia e non la si cangiava che ogni dieci anni. Inoltre non dovea mai toccarsi cosa che fosse stata dalla padrona posta sopra a qualsiasi luogo. Mi disse un suo servo, che in uno di que'rari dì in cui si cangiava la tovaglia, pose la dama sopra alla tavola una pera. Questo frutto rimase colà anni dieci. Attualmente in Venezia si abbada pochissimo alla differenza del vestito. Conobbi dei negozianti e dei particolari ricchissimi, che indossavano vesti misere, sudicie e rattoppate. Così pure fra’patrizi taluno indossa la toga pressoché sempre nuova e magnifica, col suo parruccone egregiamente pettinato ed incipriato. Altri nobili invece intervengono senza riguardi alle magistrature con la toga vecchia, scucita e bisunta e con in capo certe parrucche tanto spettinate e povere di capelli, che non si può far a meno, in vederli, di ridere. Però senza essere da loro rimarcati, perchè il fare altrimenti sarebbe porsi a brutto rischio. Sono in Venezia così comuni simili ed altre forse maggiori bizzarrie, che pochissimo vi si bada. Ilitiensi colà che all’uomo libero sia lecita ogni cosa, quando non contraria le leggi, il governo, la morale e la religione. Quindi moltissimi si danno alle stranezze anco senza intrinseca voglia , ma solo per detta massima, e per far vedere che sono padroni assoluti di sè stessi. Nella classe dei cittadini ed anco dei bassi artieri conobbi non pochi, clic mi sen-