63 IL VI AVE E IL JMONTELLO 63 L’AZIONE DI ROTTURA. I. PASSAGGIO DEL PIAVE. Il generale Caviglia precisa nelle chiare direttive, emanate il 13 ottobre da Villa Frova presso S. Andrea di Cavasagra, la manovra delle sue due Armate, fissandone l’idea direttrice generale ed assegnando alle grandi unità dipendenti i rispettivi compiti. E cioè: mentre, a destra, la ioa Armata, passato il Piave alle Grave di Papadopoli, formerà un fianco difensivo, la massa d’urto, costituita dei Corpi VIII e XXII rinforzati dal Corpo d’armata di assalto e fiancheggiati a sinistra in scaglione arretrato dal XXVII — generale Di Giorgio — punterà direttamente su Vittorio. Con un primo, rapido sbalzo tale massa d’urto dovrà arrivare alle colline di S. Salvatore - Conegliano per eliminarvi il nucleo principale delle batterie nemiche in essa concentrate. Poiché il passaggio del Piave potrebbe in certi punti non riuscire, le unità già passate dovranno manovrare lateralmente per aprire la via a quelle che non avranno potuto passare. È lo stesso procedimento che il generale Caviglia aveva felicemente adottato per il XXIV Corpo alla Bansizza nell’agosto 1917. Effettivamente tale caso, per la sopravvenuta piena del Piave, si verificò ed il generale Caviglia vi provvide, dando alla manovra un’ampiezza maggiore della prevista ed ottenendo risultati decisivi. La battaglia doveva impegnarsi su tutto il fronte il 24 ottobre. Pioveva dirottamente e le acque del Piave cominciavano a crescere in volume ed in violenza. Nel mattino, sul fronte della 10* Armata, due battaglioni dell’ XI Corpo e due della 7* Divisione britannica traghettano sull’isola « Caserta » nelle Grave di Papadopoli. Le condizioni della corrente sono tali che il gittamento dei ponti su tutto il fronte dell’ 84 Armata non si ritiene possibile ed il Comando Supremo rimanda l’operazione per il gruppo Caviglia alla notte sul 27. Intanto la 4* Armata, sul Grappa, inizia la propria azione.