2ÌH5 Bucintori». daggi delle loro navi, giù fregiati di numerose varie bandiere, ed il popolo ebro dalla gioia pel sicuro ritorno del Bucintoro, lo risalutano con le mani alzate, con le tratte berrette e con risonanti grida. A moltissimi fino scorrono le lagrime. Il Doge con tutto il corteo discende dal Bucintoro, va al ducale palagio, ove trattiene a convito sontuoso gli ambasciatori e la Signoria. Sorpreso al sommo per tanta veduta, volai col pensiero a que’ primitivi gloriosissimi tempi della veneta repubblica, quando con maggiore e più ragionevole gioia giungevano acclamate alla piazzetta le venete galere, allorché trionfanti ed onuste dei munsulmani prigioni seco trascinavano i predali nemici navigli. Ali figurava tutte le barche adorne di fiori e di bandiere, ed i pogginoli e le loggie del palagio ducale abbellite di purpurei damaschi e di guerrieri trofei. Pareami veder escire dal tempio di San Marco un religioso coro col mitrato Gerarca alla testa che ad incontrar con palme di alloro in mano i reduci trionfatori moveva. Là il Doge che in veste magnifica sortiva dal gran palazzo seguito dal giocondo e ridente Senato.Misi paravano innanzi i vincitori a Lepanto, ai Dardanelli e alle Curzolari. Io vedeva scendere fastosamente dalle vittoriose galere i fortunati condottieri tra il fragoroso picchiar delle mani e le applaudenti grida del popolo, e tra le benedizioni dei sacerdoti e fra gli onori dei grati patrizii. Qual istante non sarà stato quello in cui i veneti militi valorosi scendevano ad abbracciare i piangenti congiunti che già disperavano della loro esistenza! Vederli fra i fervidi baci ed i reiterati amplessi mostrar loro le cicatrici di quelle ampie e non bene ancora rimarginate ferite, avute nelle tanto accanite e sanguinose battaglie! Mi figurava ancora al pensiero que’ numerosi infelici che qui accolti pur cercavano fra quelle scendenti allegre torme di prodi con sospiri tratti dal più profondo del cuore e con avi-