PIAZZA 29 La porta di bronzo della sacristi« è lavoro del Sanso-vino. Ilnnnovi tre picciole teste sporgenti e sono i ritratti dell’ artefice, di Tiziano, e del poeta Aretino, Dicesi che lo scultore abbia speso venti anni in lavorar detta porta. Ma deve intendersi che dopo venti anni l’abbia esposta terminata. E già celebre l’icone bisantino, ossia pala d’oro, che si espone nei giorni solenni sull'altar maggiore della chiesa di san Marco. È un lavoro minuto, paziente e prezioso. Una raccolta d’insigni sante reliquie, con superbi ornamenti, candelabri d’ oro, vasi di agata, corone reali, ec. formano il così detto tesoro di san Marco, che si custodisce in apposito recinto. Sopra la porta che conduce a questo tesoro havvi una picciola statua rappresentante il nostro Salvatore ed apprezzabile per la sua antichità. Viene ritenuta essere anco la piti somigliante immagine sua. Il tesoro di san Marco non è il tesoro dello stato. La più parte delle belle e ricche cose, che lo compongono, si ebbero dai veneziani nell’acquisto di Costantinopoli. Questo tesoro si espone quattro volte all’ anno sull’altar maggiore, cioè di Natale, Pasqua, san Marco, e nel dopo prrtnzo della vigilia dell’ Ascensione. Le chiavi del tesoro sono custodite dal primo dei procuratori detto di Piazza. Qualche volta vengono introdotti per osservarlo nel suo locale dei forestieri ragguardevoli, ed allora sono ammesse anche molte particolari persone. Questo tesoro, mi disse Segur, benissimo custodito, circondato da fortissime mura, e che riceve dall’ alto solamente il chiarore, pur venne sotto il Doge Francesco Fo-scari in parte derubato. Voglio raccontarvi in breve come accadde tanto furto e mostrarvi per dove venne eseguito. In ciò dire mi condusse al battisterio. Mirate, segui Segur, questo altare posto in sito alquanto oscuro. Un greco chiamato Slamatili, fu colui che