liti PARTENZA E RITORTO, di aver intrapreso degli utili affari di commercio, e dalla speranza di meglio godere una città che tanto allettavami. Ma pensava anco al mio impegno di servente. Era però rimasto sorpreso di non aver avuto risposta ad una seconda lettera da me scritta alla dama. Vidi il Gratarol, e mentre pregarlo voleva di occultare a quella buona signora per alquanti giorni la mia venuta, egli mi rispose, esser da quasi un mese che la dama era ‘caduta gravemente ammalata. Portatevi tosto da lei, con istanza il segretario mi disse, che s'ella muore può lasciarvi un qualche legato. Non per tale oggetto, ma per creanza, umanità e stima doverosa mi recai nel giorno appresso al suo palazzo. Sia tummi risposto, esser la dama in tale abbattuto e poco spe-ranzevole stalo, che non riceveva più alcuno, tranne i serventi, il marito, il medico, ed il confessore. Tornai dopo due giorni, ma vidi i barcaiuoli colle livree listate a lutto, prova di sua morte. IVe sentii dell’ afflizione non poca, pensando che in essa perdevano i poverelli una gran benefattrice, e che alfine le sue debolezze erano proprie di quasi tutte le donne, e conseguenza degli attuali costumi. Al terzo giorno le fecero magnifici funerali che andai a vedere. A Venezia i servi seguono il cataletto con veste di corrotto tutta di seta nera con maniche e con cappuccio. Sopra al cappuccio portano un lungo berretto cilindrico. Trovai il Gratarol che mi rimproverò della mia scempiaggine. A ben riflettere egli non aveva il torto. Io doveva avere un poco più di pazienza. Se non che da li a qualche giorno il Gratarol cercava di me per darmi una buona nuova. Lo chiesi: quale?.. Mi rispose, che la vecchia dama mi aveva lasciali quattromila scudi. Mi vergogno nel confessarlo; ma questa volta versai qualche lagrima.