VISITA E GUIDA 49 e presto el vignarà a Venezia dottora in medesimi (4). Che contento no gavaroi mi a sentirlo chiamar el sior dottor, e mi a sentirne dir, el pare del sior dottor! Ghe sarà a ella de sorpresa, come mi gabbia avudo mezzi sufficienti de far tanto. Ma a un forestier ghe dirò la verità. La sappia che fra tutti i poveri cercantini de Venezia i orbi ze più compassionai e perciò i ze quelli, che vadngna de più. In maniera tal, che no solo go podesto far quello che go fatto ra-porto a mio fio, ma magno ben e della meggio roba; perchè in Venezia ai cibi scelti e gustosi se ghe dise magnar da orbi. E ancorché in mia zoventù no fusse orbo, pur el presente mio difetto no me ze pesante, e son de umor sempre allegro. Se me manca la vista, son dalla natura compensa nei altri sensi. Le mie recchie capisce i più piccoli romori ; e le mie man ga quella particolarità, che però no ze propria de tutti i orbi; cioè, che distinguo, toccando, i diversi colori. Sto fenomeno a qualchedun noi par vero; ma son pronto, se la voi, a dargliene prove. Risposi alla cieca, ma esatta mia guida : esser un bel dono del cielo il non comprendere la estensione della propria disgrazia , e più non sentirne il menomo peso. Mi consolai con lui dei beni che godeva. Quanto poi al conoscere i colori, particolarità di alcuni ciechi, ne aveva u^ito a favellare, ma non aveane mai avute prove. Qui presa la destra del cieco, e postala ora qua ed ora là su miei calzoni, gilet, e soprabito, me ne disse subito il colore. Ed essendo il mio giustacuore ricamato, mi seppe anco dire le tinte dei fiori, e di quelle la varietà e gradazione. Chiesi al cieco, s’egli avea posto fisso sul ponte di Rialto. Mi disse di no ; ma che alle due dopo mezza notte (1) Medicina,