133 IL VI AVE E IL JMONTELLO 133 Sottotenente Bossi Maurilio, da Saronno, del 68° Regg. Fanteria. Dopo quattro giorni di aspro combattimento e dopo reiterati attacchi, rimasto colpito il proprio comandante di compagnia, raccoglieva i pochi superstiti e li conduceva nuovamente all’assalto. Circondato, rifiutava di arrendersi e si difendeva finché cadde colpito a morte dai pugnali nemici. (Nervesa, 16-20 giugno). Maggiore Lama Luigi, da Aosta, del 430 Regg. Fanteria. Interrompeva volontariamente la licenza per riprendere il comando del proprio battaglione impegnato in un’azione, lo trascinava valorosamente all’assalto e, giunto per primo sulla posizione nemica, vi cadeva trafitto al cuore da una baionetta austriaca. (Montello, 20 giugno). Aiutante di Battaglia Gardan Carlo, da S. Maria di Sala, dell’ 8i* Reggimento Fanteria. Uscito di propria iniziativa con tre compagni dai nostri reticolati, si impadroniva di una mitragliatrice nemica catturandone i serventi. In una azione offensiva, di fronte al nemico che avanzava in forze molto superiori, balzò sul ciglio della trincea gridando: Qui si muore, ma non si cede! e si difese valorosamente finché cadde colpito a morte. (Case Belle sin, 16-25 g’ugn0)- Caporale Piras Fedele, da Assemini (Cagliari), del 2250 Reggimento Fanteria. Si lanciava per primo sulla trincea nemica. Caduto l’ufficiale e tutti i compagni, la teneva da solo fino all’arrivo di nostre mitragliatrici. Ferito gravemente alla mano destra, continuava a lanciare bombe con la sinistra, finché estenuato dal dolore e dallo sforzo veniva, suo malgrado, allontanato dal combattimento. (Capo Sile, 15-26 giugno).